Usura e Anatocismo nei Rapporti Bancari

Usura e Anatocismo nei Rapporti Bancari

1. Cos’è l’anatocismo bancario 
2. Il Testo Unico Bancario e l’evoluzione della normativa 
3. Quando è Usura Bancaria
4. Quando un tasso di interesse può considerarsi usuraio
5. Come si calcola un tasso di interesse usuraio
6. Cosa accade se un tasso è usuraio

 

1. Cos’è l’anatocismo bancario

Il Codice civile, all’art. 1283, disciplina l’anatocismo definendolo come il calcolo degli interessi sugli interessi che risultino già maturati su una determinata somma di denaro: gli interessi già maturati dunque si trasformano in capitale – si capitalizzano – producendo a loro volta nuovi interessi.

Il legislatore vede tuttavia sfavorevolmente questa pratica e di conseguenza prevede stringenti limiti: gli interessi già maturati infatti producono ulteriori interessi solo dal giorno in cui sia stata proposta domanda giudiziale o come effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, purché siano interessi dovuti da almeno sei mesi.

Differente è invece la disciplina prevista dal legislatore per l’anatocismo bancario, che consiste nella pratica secondo la quale gli interessi maturati sul conto corrente bancario vengono addebitati direttamente su di questo, e di conseguenza producono a loro volta nuovi interessi.

La normativa riguardante l’anatocismo bancario ha subito delle importanti modifiche nel corso degli anni.

 

2. Il Testo Unico Bancario e l’evoluzione della normativa

Il Testo Unico Bancario, vigente nel nostro ordinamento dal 1° gennaio 1994, all’art. 120 stabilisce la normativa riguardante il calcolo degli interessi.

Questo articolo è stato più volte modificato dal legislatore: la Legge di stabilità del 2014 è intervenuta prevedendo un divieto di capitalizzazione periodica degli interessi, eliminando di fatto la possibilità di ricorrere all’anatocismo bancario.

Tuttavia, nel 2016, il legislatore ha reintrodotto almeno parzialmente la legittimità di questo istituto, modificando quanto previsto all’art. 120 del Testo Unico Bancario.

Questo infatti ora prevede che il correntista possa autorizzare preventivamente l’addebito degli interessi sul conto, di fatto capitalizzandoli e rendendoli in grado di produrre altri interessi.

Se è pur vero infatti che l’autorizzazione è revocabile in qualsiasi momento, il correntista rappresenta in ogni caso una parte contrattuale debole e molto spesso non è a conoscenza dei propri diritti e facoltà: di conseguenza, questa norma comporta un’imposizione implicita dell’anatocismo bancario, depotenziando in maniera evidente il divieto precedentemente previsto dal legislatore.

 

3. Quando è Usura Bancaria

L’usura bancaria rappresenta  una particolare forma del reato di usura (disciplinato dal Codice penale all’art. 644), che si realizza mediante l’erogazione di un credito da parte di un istituto finanziario (ad esempio, una banca che concede un prestito o l’apertura di un mutuo) a fronte di un tasso di interesse superiore a quello legale (c.d. tasso di interesse usurario).

 

4. Quando un tasso di interesse può considerarsi usuraio

Il legislatore ha stabilito che si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge:

  • nel momento in cui essi sono promessi o convenuti;
  • a qualunque titolo;
  • indipendentemente dal momento del loro pagamento.

Questo limite oltre il quale un tasso può essere considerato usurario è denominato tasso-soglia, viene individuato dal Ministero dell’Economia mediante decreto trimestrale: questo infatti, sentita la Banca d’Italia, rileva ogni tre mesi il tasso effettivo globale (TAG) degli interessi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari.

 

5. Come si calcola un tasso di interesse usuraio

Il legislatore ha inserito, dal 1° luglio 2011, un nuovo metodo di calcolo dei tassi c.d. usurari.

1) Anzitutto, è necessario individuare quale sia il tasso-soglia per l’operazione finanziaria che si intende operare (le singole operazioni infatti sono classificate annualmente per categorie omogenee mediante decreto del Ministero dell’Economia).

2) Una volta individuato il tasso di riferimento, questo deve essere aumentato di 1/4 e devono essergli sommati altri quattro punti percentuali.

In ogni caso, la differenza tra il risultato e il tasso soglia non può essere superiore all’8%.

Esempio:
Poniamo che il tasso antiusura previsto dal Ministero delle Finanze per una determinata operazione sia pari all’8%. Se aumentiamo questo tasso di ¼, cioè del 2%, avremo un risultato pari a 10%.
Sommando anche gli altri 4 punti percentuali previsti, avremo un risultato finale pari a 14%.

Di conseguenza, un tasso di interesse superiore al 14% integrerebbe, nel caso specifico, un delitto di usura così come previsto dall’art. 644 del Codice penale e darebbe luogo alle conseguenze previste all’art. 1815 del Codice civile.

 

6. Cosa accade se un tasso è usuraio

Oltre alle conseguenze penali previste per il reato di usura, da un punto di vista civilistico l’art. 1815 del Codice civile dispone chese sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuto interessi.

Si tratta di una norma drastica, volta a sfavorire e sanzionare gravemente la pratica dell’usura, prevedendo dunque una sorta di gratuità del contratto: non si ha l’apposizione di alcun interesse.

Allo stesso tempo, obiettivo di tale norma è quello di salvaguardare la posizione di colui che abbia ottenuto l’erogazione di un credito usurario: si ha dunque una conservazione della validità del contratto stipulato, poiché la previsione di una nullità totale dello stesso avrebbe gravato irrimediabilmente anche sulla parte debole del rapporto, obbligandolo alla restituzione dell’importo erogatogli seppur in modo usurario.

 

 

 

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