Smart working: mezzi, rischi e organizzazione
29 Gen 2021
Cos’è lo smart working?
Lo Smart working o “lavoro intelligente”, viene definito dall’Osservatorio del Politecnico di Milano come “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.
Lo Smart Working è uno dei risultati dell’effetto della tecnologia sul mondo del lavoro e soprattutto sulle modalità di lavoro.
Smart working e mezzi di gestione
Lo Smart Working, pur essendo una potente risorsa, per poter funzionare deve essere gestito correttamente tanto dal dipendente quanto dal datore di lavoro.
Ad oggi le conoscenze tecnologiche ci permettono di gestire il nostro lavoro sia all’interno che all’esterno dell’organizzazione. Secondo dall’Osservatorio del Politecnico di Milano lo Smart Working è tra le soluzioni più performanti che ci sono state donate dalla tecnologia in quanto ci garantisce di lavorare autonomamente e in sicurezza e, soprattutto, di avere un costante e totale accesso a tutti i dati e le informazioni che ci servono per lavorare.
Perché lo Smart Working dia i risultati auspicati è però necessario che le aziende gestiscano al meglio la mobility, in modo da consentire al lavoratore di poter lavorare da remoto dotandolo della cd “dotazione minima”, la quale si compone di device, accessi e strumenti tipici del lavoro nel caso di specie.
Smart working: quali sono i rischi che si possono correre?
Lo smart working però può anche essere causa di eventi dannosi per l’azienda quali i reati informaticie la violazione della privacy.
La disciplina del controllo a distanza: quando si ha violazione della privacy?
In Italia il controllo è attuato a distanza da un punto di vista spaziale, mentre, dal punto di vista temporale, può essere effettuato sia in tempo reale, sia con riferimento ad azioni passate.
I controlli devono riguardare solo ed esclusivamente quanto concerne il lavoro.
In America (ma non solo), ad esempio, è molto diffuso l’utilizzo di Sneek.
Sneek nasce nel 2016 da un team di sviluppatori dell’Analog Republic. L’idea era quella di creare uno strumento che consentisse di rendere più efficiente il lavoro da remoto, ma si è più trasofrmata in qualcosa di molto più invasivo e pericoloso. Sneek infatti ha, tra i suoi tanti tools, la possibilità di scattare delle fotografie a ritmi cadenzati del soggetto che si trova davanti alla videocamera: il datore di lavoro può quindi controllare costantemente qualsiasi attività del lavoratore.
In Europa, invece, la questione della tutela dei dati è divenuta particolarmente rilevante con l’avvento del GDPR, tanto che la Corte Europea ha ritenuto che il trasferimento dei dati personali in USA o altri paesi tipo Russia e Cina non fosse conforme al GDPR. La sentenza Schrems II, che ha invalidato la decisione di adeguatezza, ha fatto perno proprio su questo principio: la Corte di Giustizia Europea infatti ha ritenuto che gli Stati Uniti non offrissero garanzie sufficienti alla tutela dei dati.
Una mini-guida a come organizzare il lavoro smart
Il datore di lavoro deve organizzarsi in modo da:
- Rendere ben chiari gli obiettivi
- Garantire la produttività dei lavoratori da remoto
- Organizzare il lavoro e predisporre gli strumenti necessari
- Dotarsi di servizi che garantiscano la privacy dei documenti che devono essere condivisi
- Garantire al lavoratore la dotazione minima
- Gestire le indennità dei lavoratori
Il lavoratore deve:
- Impostare il lavoro senza alterare la produttività
- Definire rituali di lavoro
- Chiarire le proprie esigenze (anche in termini di indennità o necessità di device o altri strumenti di supporto necessari al lavoro)
Piattaforme di collaborazione
- Chiamate e riunioni: Microsoft Teams, Zoom, Skype, Google Meet
- Progetti e schedule: Miro, Slack, Trello
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Qui abbiamo parlato anche di Smart Working e sicurezza sul lavoro